Allarme per l'aumento della deforestazione con incendi in Amazzonia, una nube copre San Paolo in pieno pomeriggio. I media e le potenze mondiali fanno quasi silenzio sull'argomento, a rischio la produzione del 20% dell'ossigeno mondiale.
La foresta Amazzonica, il polmone della Terra, è in fiamme; ma non brucia da ieri. Dall'11 Agosto il satellite Aqua della Nasa aveva rilevato vasti incenti in ben quattro delle regioni amazzoniche del Brasile. Secondo quanto riferito da Alberto Setzer, ricercatore dell'INPS (Istituto Nazionale per la ricerca spaziale brasiliana), gli incendi nella foresta sono rari a causa dell'umidità; ma con l'arrivo della stagione secca l'attività aumenta. Solitamente gli inneschi sono dovuti agli agricoltori o allevatori che dnno fuoco per gestire meglio i propri campi o pascoli o per ripulire il terreno. Anche se in questo periodo dell'anno la pratica sarebbe vietata per colpa del clima che favorisce il diffondersi delle fiamme. A complicare il tutto c'è anche il disboscamento effettuato per raccogliere legna, che ha come unico scopo l'allargamento delle aree coltivabili.
Gli incendi sono di propozioni così vaste che martedì 20 Agosto, a San Paolo è calata la notte alle tre del pomeriggio. Immagini davvero impressionanti della megalopoli brasilana sono giunte online e fanno davvero venire i brividi. Sembra piena notte e le auto con i fari accesi sembrano disegnare uno scenario apocalittico da brividi. Il fenomeno, durato all'incirca un'ora è stto causato dall'umidità molto bassa che ha creato una specie di cappa alimentata dal fumo dei grandi incendi che stanno colpendo l' Amazzonia, in modo particolare nel confine tra Bolivia e Paraguay.
Solo da quest'anno (dal primo gennaio fino al 19 agosto) gli incendi in Brasile sono aumentati dell'83% rispetto allo stesso periodo nel 2018, mentre uno studio dell'Istituto di ricerche ambientali dell'Amazzonia (Ipam) mostra che nel 2019 il loro numero è già superiore del 60% rispetto agli ultimi tre anni. Nello stesso periodo sono circa 73mila roghi registrati e il 52% proprio in Amazzonia.
L'area dell' Amazzonia deforestata che è stata monitorata a luglio via satellite corrisponde a una superficie di 2.254 chilometri quadrati. Ciò equivale a oltre un terzo di tutto il volume disboscato negli ultimi 12 mesi, tra agosto 2018 e luglio 2019, in quel periodo il totale della deforestazione ha raggiunto i 6.833 chilometri quadrati. Le foreste pluviali svolgono un ruolo fondamentale di contrasto al riscaldamento globale e senza la loro presenza rischiamo di perdere fra il 17 e il 20% di risorse di acqua per il Pianeta, un numero pari a 6,7 milioni di km quadrati di territori boschivi, e il 20% della produzione di ossigeno della Terra. A questo si aggiunge il rischio della perdita di habitat per 34 milioni di persone e del 10% di tutta la biodiversità mondiale.
Foto choc dallo spazio mostrano l'evoluzione della situzione in atto.
Terrifiante osservare come i media siano rimasti muti davanti ad un simile disastro, pochissime parole o nessuna per un rischio gravissimo che sta correndo l'intero pianeta.
Solo in queste ultime ore ha iniziato qualcosa a smuoversi e le star di hollywood, primo tra tutti Leonardo DiCaprio da sempre sostenitore della causa ambientale, hanno iniziato a dare l'allarme sui media. Ma faranno qualcosa di concreto i Governi di tutto il mondo prima che sia troppo tardi? Secondo gli esperti se questo trend di disboscamento dovesse continuare in Amazzonia presto si giungerà ad un punto di non ritorno e la meravigliosa foresta pluviale incontaminata diventerà un'arida savana senza speranza di tornare indietro.
Questo l'allarmante comunicato diffuso da WWF Italia sull'argomento:
"A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto e siamo sempre più vicini a un punto di non ritorno per quello che, non solo è il più grande serbatoio di biodiversità del Pianeta, ma rappresenta uno dei pilastri degli equilibri climatici. Il saccheggio dell'Amazzonia e delle sue straordinarie risorse - afferma Isabella Pratesi, responsabile di Conservazione del WWF Italia - è accompagnato da un drammatico aumento delle violenze verso le popolazioni indigene che vivono in quei territori. Cacciate dalle loro foreste, assassinate e torturate per il commercio di legna, miniere d' oro, pascoli o coltivazioni, le tribù amazzoniche sono le prime vittime di un efferato crimine contro l'umanità e il pianeta rispetto al quale i nostri occhi e le nostre orecchie rimangono sigillati"
L' Amazon Research Institute ha così commentato la situazione in atto in Amazzonia:
"Il saccheggio dell' Amazzonia e delle sue straordinarie risorse, poi, è accompagnato da un drammatico aumento delle violenze verso le popolazioni indigene che vivono in quei territori. Cacciate dalle loro foreste, assassinate e torturate per il commercio di legna, miniere d'oro, pascoli o coltivazioni, le tribù amazzoniche sono le prime vittime di un efferato crimine contro l'umanità e il pianeta rispetto al quale i nostri occhi e le nostre orecchie rimangono sigillata. La foresta è un ambiente delicatissimo e irripetibile. Una volta scomparsa sarà scomparsa per sempre e nessun intervento di rinaturalizzazione potrà mai creare la straordinaria varietà, ricchezza e complessità di una foresta tropicale non violata dall'uomo"
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