In una lettera al Congresso, Apple invia la più forte smentita sulla storia del "chip spia"

Apple ha raddoppiato il suo ripudio del rapporto di Bloomberg la scorsa settimana, secondo cui i suoi sistemi sarebbero stati compromessi dalle spie cinesi.

"Apple non ha mai trovato chip dannosi, 'manipolazioni hardware' o vulnerabilità appositamente posizionate in alcun server", ha affermato. "Non abbiamo mai allertato l'FBI in merito a problemi di sicurezza come quelli descritti nell'articolo, né l'FBI ci ha mai contattato in merito a tali indagini".

Ne consegue una dichiarazione del National Cyber ​​Security Center britannico e della Sicurezza nazionale degli Stati Uniti che afferma di non avere "nessuna ragione per dubitare" delle dichiarazioni di Apple, Amazon e Supermicro che negano le affermazioni.

Stathakopoulos ha aggiunto che Apple "ha ripetutamente chiesto loro di condividere dettagli specifici sui presunti chip malevoli che sembravano esistere certi, che non erano disposti o non erano in grado di fornire nulla di più che vaghi conti di seconda mano".

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La dichiarazione di Apple è molto più forte delle sue precedenti osservazioni. Un dettaglio chiave mancante nella storia di Bloomberg è che le sue numerose fonti, benché anonime, fornivano ai giornalisti un resoconto di prima mano delle presunte chip spia.

Senza alcuna prova che le schegge esistano al di là dei racconti e delle fonti dei testimoni oculari, la storia di Bloomberg rimane su basi traballanti.

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